Una questione di punti di vista
La frase attiva e passiva
In questo nuovo EDB parliamo di un argomento ostico per i nostri giovani studenti: la frase attiva e passiva.
La distinzione riguarda innanzitutto la struttura della frase che esprime una direzione di lettura, una focalizzazione diversa rispetto ad una stessa scena. Per definire i miei obiettivi, sono partita dunque dal domandarmi quale sia ancora l'utilità del passivo nell'esprimere l'elemento della frase su cui vogliamo porre maggiore attenzione. Questo cambiamento di prospettiva determina una diversità di complementi retti dal verbo e il diverso valore del soggetto (che agisce o subisce l’azione espressa dal predicato). Nonostante la struttura oggi sia poco utilizzata a vantaggio anche di altri movimenti sintattici come la dislocazione a sinistra, è compito allora dell'ora di grammatica consegnare agli studenti diverse forme espressive con cui conoscere e comunicare.
Per dare inizio alla lezione sono partita dai versi finali della poesia "Il vecchio professore" di Wislawa Szymborska:
"[...] Quando la sera è tersa, osservo il cielo.
Non finisco mai di stupirmi,
tanti punti di vista ci sono lassù [...]"
Cosa significa avere più punti di vista? Ho chiesto agli studenti. Le risposte sono state varie, ma siamo arrivati alla conclusione che vuol dire vedere una stessa cosa da diverse angolazioni. Un concetto astratto per certi versi che prende forma nella lingua.
Dopo questa breve discussione, utile per indirizzare la lezione, ho scritto alla lavagna alcune frasi da cui partire per la riflessione.
1) Ulisse acceca Polifemo
2) Polifemo è accecato da Ulisse
Ho posto loro una serie di domande:
Queste due frasi potrebbero spiegare una stessa scena? Potremmo disegnarle allo stesso modo?
Se sì, cosa cambia però tra le due?
Abbiamo appuntato sul quaderno che non ci sono cambiamenti a livello di significato, ma, analizzandole, abbiamo annotato che differiscono perché nella 1) ciò che viene messo in evidenza è il soggetto che compie l'azione; mentre nella 2) il fatto che il soggetto subisca l'azione.
Un bravo regista probabilmente sposterebbe la propria cinepresa nel primo caso su Ulisse, mentre nel secondo su Polifemo e questo darebbe una sfumatura, un'inquadratura diversa di quella stessa scena - ed esattamente a questo serve il passivo.
Ma chi ci permette una tale modifica della frase? Come sempre, il protagonista è il verbo che "cambia" la propria forma da attivo a passivo e sulla base di questo definiamo ATTIVA la frase 1) e PASSIVA la frase 2).
Assodato questo primo passaggio, faccio esercitare intanto sul primo obiettivo che mi sono posta cioè quello del riconoscimento delle frasi attive e passive.
In un secondo momento sposto l'attenzione su un "pezzettino" che avevamo lasciato come solo sintagma preposizionale (da Ulisse) e fornisco un'altra frase:
3) Polifemo è accecato da un palo aguzzo.
Qual è la differenza rispetto alla frase 2)?
La discussione mi aiuta a dare un nome a due nuovi complementi: il complemento d'agente e il complemento di causa-efficiente. Questi hanno la stessa funzione (esprimere l'agente o la causa strumentale che provoca l'azione) e sono retti entrambi da un verbo passivo, ma si differenziano per il tratto di ‟animatezza". La distinzione, seppur per alcuni linguisti non necessaria, è stata mantenuta perché utile per lo studio del latino.
Ho aggiunto poi due ultime frasi:
4) Polifemo è stato accecato
5) Ulisse girovagò attraverso il Mar Mediterraneo.
Avviamo un'ultima discussione in cui è emerso che nella frase 4) Polifemo è di nuovo il soggetto che subisce l'azione e il verbo è passivo, ma non c'è il SP. Nonostante questo, il senso della frase è ancora chiaro. Deduciamo, quindi, che questo sintagma può essere presente o assente all'interno della frase.
La frase 5) mi è utile per porre un "problema" per arrivare poi a definire quali tipi di verbo ( e di conseguenza frasi) possano avere il passivo. Procedo, dunque, in questo modo:
a) chiedo innanzitutto un'analisi della frase;
b) definiamo che la frase è attiva, chiedo loro di trasfomarla in passiva;
c) ci rendiamo conto (dopo alcuni tentativi) che la frase non è trasformabile.
Cos'è cambiato dalle frasi su cui ci siamo esercitati? Si arriva alla conclusione che ci troviamo di fronte a un verbo intransitivo che quindi non può essere trasformato nella forma passiva.
Gli obiettivi della lezione (suddivisa su 2-3 ore), seppur circoscritti, erano:
1) riconoscimento della frase attiva e passiva con analisi;
2) trasformazione della frase da attiva a passiva e viceversa;
3) riconoscimento del complemento d'agente e di causa-efficiente.
Su questi si continua a lavorare e su questi è stata tarata la verifica che ha infatti avuto esito positivo per fascia alta e media, e un passo in avanti anche nella fascia bassa, che, seppur con qualche difficoltà, ha dimostrato di aver compreso i meccanismi base.
Da qui si ripartirà l'anno prossimo per definire nuovamente l'argomento.
Questa esperienza, però, è stata qui riportata perché mi ha dimostrato l'importanza di avere nella scuola secondaria di primo grado pochi obiettivi ma ben chiari per puntare a una lezione nella quale sia centrale una comprensione profonda di argomenti base piuttosto che un appesantimento eccessivo a livello contenutistico che potrebbe determinare - soprattutto nella fascia bassa - una mancata appropriazione degli elementi base che sono poi necessari nella scrittura e nella comprensione, uno dei passi cui l'ora di grammatica tende o dovrebbe tendere per non rimanere astratta o semplice categorizzazione.
a cura di Maria Antonella Russo