E questo cos’è? Due lezioni sul predicativo del soggetto.

E questo cos’è? Due lezioni sul predicativo del soggetto

 

Fare grammatica a scuola “significa attuare dei percorsi di ‘scoperta’ grammaticale su cui condurre gli allievi, perché essi imparino a ritrovare quella conoscenza linguistica immagazzinata e già all’opera nella loro testa, e che pur rivelandosi generalmente sufficiente ad assolvere alla maggior parte dei compiti comunicativi, sfugge di solito a qualsiasi consapevolezza o possibilità di controllo.” (Lo Duca: 2004, p. 32)

L’idea che accompagna questo breve racconto di un’ora di lezione di grammatica in una scuola secondaria di primo grado di Padova parte proprio da ciò che Lo Duca afferma: nel momento in cui si insegna grammatica in contesto di L1 bisogna essere ben consapevoli che il ruolo dell’insegnante è quello di far emergere le conoscenze che gli alunni – parlanti madrelingua italiano – hanno già attraverso un percorso di riflessione e scoperta che miri a rendere esplicite regole implicite che normalmente l’alunno applica. Tutto questo ha come obiettivo quello di portare – si spera – la padronanza della lingua a un livello più alto, sviluppando abilità di classificazione, astrazione, potenziamento del pensiero formale, l’esercizio del dubbio e del ragionamento analitico. In questo modo, l’insegnante non è la protagonista della lezione, ma lo sono gli studenti e le studentesse con la loro partecipazione attiva a creare conoscenza. Più che di grammatica – se questa terminologia richiama eccessivamente all’acriticità delle norme rigide e imposte dell’insegnamento grammaticale tradizionale – si preferirà l’etichetta di “riflessione linguistica”.

Dopo questa breve introduzione, eccoci ad affrontare uno degli argomenti più ostici per gli studenti più piccoli (e anche per i più grandi!): il predicativo del soggetto.

Nonostante la definizione sembri chiara (ecco ad esempio quella della Treccani: “Nell’analisi logica, il complemento predicativo del soggetto è un nome o un aggettivo che completa il significato del verbo e si riferisce al soggetto della frase”) il predicativo del soggetto crea spesso diversi problemi soprattutto perché non perfettamente chiaro in rapporto ad altre funzioni logiche come l’apposizione.

Come fare, dunque?

Per iniziare la mia lezione di riflessione linguistica del lunedì mattina, come sempre, sono partita da alcune frasi di esempio che i ragazzi hanno scritto sul quaderno lasciando vuoto lo spazio per il titolo:

 

“Gianni diventato ingegnere”


“Sara è ritenuta un’insegnante severa”

 

Abbiamo avviato la nostra solita analisi logica, ma subito ci siamo bloccati: “ingegnere” e “insegnante” cosa sono?

Ci siamo dunque interrogati sull’aspetto semantico ponendoci una domanda: “cosa ci dice?” “quale informazione ci dà?”. Nel dialogo si è giunti ad una conclusione: una “caratteristica” del soggetto; e sull’aspetto più propriamente sintattico? Dalla discussione è emerso che “completa il significato del verbo che da solo non avrebbe senso o ne avrebbe uno diverso”.

Abbiamo dunque tentato di eliminarli per provarlo:

“Gianni è diventato”

“Sara è ritenuta”

Eliminando “ingegnere” e “insegnante” le due frasi perdevano o modificavano il proprio senso.

Quindi eccoci arrivati alle prime due informazioni utili per la classificazione. Sotto la frase, sul quaderno, abbiamo riportato le nostre intuizioni.

Ho dunque spostato l’attenzione sul predicato: verbale o nominale? Ho invitato i ragazzi a riprendere le due definizioni e, dopo averle confrontate, a decidere quale delle due sembrasse più “appropriata” al nostro caso.

La verifica e un ulteriore scambio ci hanno fatto optare per il predicato nominale. Ma ecco sorgere due problemi. Il primo è stato: il predicato nominale, avevamo detto, è formato da verbo essere e da un nome del predicato? Questa domanda mi ha dato la possibilità di introdurre il concetto di verbo copulativo che appunto si accompagna con quello che si chiama predicativo del soggetto. A questo punto abbiamo scritto sul quaderno sotto la domanda “cos’è?” “come si forma?” le nostre nuove informazioni. Ci siamo resi conto di aver scoperto un nuovo predicato nominale! Ecco, però, un ulteriore problema: uno dei ragazzi più in gamba ha alzato la mano e ha chiesto: “ma siamo proprio sicuri che quello sia un predicato nominale? Nella prima frase, Gianni si è dovuto impegnare per diventare un ingegnere! Perciò ha compiuto un’azione.” Questa obiezione ci ha quindi fatto interrogare sulla nostra definizione e abbiamo cercato di ragionare per migliorarla:

“il predicativo del soggetto è un aggettivo o un nome che si riferisce al soggetto e che completa o modifica il senso del predicato (un verbo copulativo)”.

Vado alla lavagna e riscrivo le frasi questa volta per far leva su un lavoro grafico:


Gianni è diventato ingegnere


Ingegnere completa il significato del verbo copulativo (ho collegato "ingegnere" con "è diventato" con una prima freccia) ma ci riferisce anche qualcosa del soggetto ("Gianni" e "ingegnere" con una seconda freccia).

Ho concluso questa prima ora di lezione riportando quelli che ho chiamato i “cinque gruppi” dei verbi copulativi. Per ciascuno ho fornito una frase esempio ed evidenziato la sfera semantica di riferimento.  Ho chiarito che i primi quattro gruppi necessitano della forma passiva, mentre l’ultimo della forma attiva.

La lezione si è chiusa con l’esecuzione degli esercizi dove in particolare si è ritornato sull’aspetto grafico per chiarire la comprensione.

Nell’ora successiva mi sono posta un obiettivo ambizioso: riprendere il predicativo del soggetto e introdurre il concetto di complemento oggetto e, per far ciò,  si è reso necessario ritornare sulle nozioni di verbo transitivo e intransitivo.

Nel preparare la lezione mi sono interrogata su come far sì che l’apprendimento fosse effettivo e profondo  non applicato in maniera meccanicistica. Fatta considerazione che ragazzi di quest’età potrebbero non avere ancora una capacità piena di astrazione, ho deciso di far rifare il percorso di conoscenza “dentro” il dato a loro noto, provocandoli con esperienza “reale” e che li potesse coinvolgere da un punto di vista affettivo.

Ho deciso di utilizzare un metodo attivo di teatralizzazione: ho dunque preparato delle frasi (pensando – e non a caso – già a quali alunni coinvolgere) che fossero il più possibile funzionali ad una rappresentazione scenica significativa.

 

1) Nicola cammina

2) Nicola diventa grande

3) Nicola abbraccia Matteo

4) Nicola è stato eletto presidente

5) Alice, Edoardo e Matteo hanno eletto Nicola presidente

 

Ho prima fatto scrivere le frasi poi per ognuna svolto la “scenetta”.

Ho lasciato che apprezzassero il momento e poi ho riscritto una per una la frase alla lavagna: ho lavorato contemporaneamente dunque sulla ripetizione della “scena” e sul metodo grafico già visto lasciando aperto un doppio canale di apprendimento e facendo leva sui prerequisiti “ottenuti” dalla lezione precedente.

In particolare la frase che presentava il complemento oggetto – che dunque in questa lezione è stato introdotto – è stata rappresentata sfruttando il passaggio di mano (dal trio Alice, Edoardo, Matteo a Nicola) di una penna (simbolo dell’elezione appena avvenuta!) che ha facilitato la comprensione del significato di transitivo: “vi è un elemento che transita (o “passa”, appunto) dal verbo (inteso come elemento che esprime l’azione compiuta dal soggetto – chi ha la penna in questo caso) sul un altro elemento cioè il completo oggetto”.

La teatralizzazione si è prestata a un’operazione contemporaneamente di tipo affettivo e cognitivo.

La lezione si è dunque conclusa con l’assegnazione di un paio di esercizi: uno che focalizzasse sul riconoscimento del predicativo del soggetto e l’altro sul riconoscimento dei verbi transitivi e intransitivi e individuazione del complemento oggetto.

Nella correzione la teatralizzazione è stata nuovamente utilizzata in caso di dubbio.

In entrambe le lezioni si è cercato di mettere in azione in primis i ragazzi perché potessero essere “provocati” dal contenuto, viverlo, affinché questo potesse facilitare e migliorarne la comprensione.

 

 

 Bibliografia

 

Dotti L., Lo psicodramma dei bambini, Franco Angeli

Lo Duca M.G., Esperimenti grammaticali. Riflessioni e proposte sull’insegnamento della grammatica dell’italiano, Carocci Editore

Paggi R., Albini L., Ferrari D., Nel suono il senso, Itaca

 

 


a cura di Maria Antonella Russo